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Ricci: «Sindaci protagonisti delle riforme, accettare la sfida del cambiamento»

Matteo Ricci

«I sindaci devono accettare la sfida delle riforme. Governo e parlamento stanno provando a cambiare l’ordinamento istituzionale del Paese: per noi il processo è incompleto su alcuni aspetti e va migliorato. Con il presidente Piero Fassino organizzeremo un’iniziativa nazionale nel mese di settembre, dove esporremo a ministri e parlamentari le nostre idee di rinnovamento del Paese. Tutto questo mentre continueremo a giocare la nostra partita sulla prossima legge di stabilità, dove ci auguriamo un’inversione di tendenza, sulla scia di quanto già ottenuto in termini parziali nell’ultimo decreto enti locali». Lo ha detto il vicepresidente Anci e sindaco di Pesaro Matteo Ricci, nella Conferenza nazionale dei Piccoli Comuni in

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corso al teatro Massimo di Cagliari. «La composizione del Senato federale – ha proseguito -, così come uscita dal disegno di legge approvato alla Camera, non ci convince. Bene la fine del bicameralismo perfetto, ma nel Senato delle Autonomie non possono esserci solo 20 sindaci, per di più scelti dai consiglieri regionali. Se c’è uno spazio dobbiamo dire la nostra», ha evidenziato Ricci, auspicando un ritorno alla proposta originaria Renzi (sindaci delle città capoluogo di provincia e governatori indicati anche senatori dai cittadini alle amministrative, ndr): «Migliorerebbe l’equilibrio nella rappresentanza tra Regioni e Comuni e si garantirebbe l’eleggibilità diretta». Non solo: «Si apra seriamente il tema delle riforma delle Regioni, a cominciare dalle loro funzioni. Sono nate per occuparsi non di gestione ma di legislazione e pianificazione: tornino a questa natura». Sul numero: «Hanno ancora senso venti Regioni in Italia? Non è solo questione di risparmio, il tema ha a che fare con la competitività globale. Gli ambiti regionali attuali non sono competitivi». Ancora: «Con lo svuotamento delle Province, per scongiurare un nuovo centralismo vanno rafforzati i Comuni». L’associazionismo, dunque, «non c’entra con i piccoli Comuni: la questione dell’aggregazione tocca tutti, realtà capoluogo comprese. Per rafforzare la governance bisogna adottare il criterio del bacino omogeneo, che in ogni territorio è a sé – per motivi morfologici, sociali, economici – e va deciso dai sindaci nelle assemblee provinciali. No ai criteri demografici calati dall’alto». Quindi: «Non c’è molto tempo: se passa il messaggio che l’aggregazione riguarda solo i piccoli Comuni, l’errore sarà

Matteo Ricci, alla conferenza di Cagliari

Matteo Ricci, alla conferenza di Cagliari

madornale. E’ urgente sollevare la questione: il disegno funziona se c’è una classe dirigente che vuole riorganizzarsi. Ma anche se ci sono meccanismi fortemente incentivanti e disincentivanti». Il riferimento è al patto di stabilità e alla futura local tax. Così una via da seguire può essere quella delle «unioni per ambiti omogenei, che non escludano, al loro interno, eventuali fusioni per chi lo vorrà». Conclusione davanti ai sindaci: «Non possiamo aspettare di essere messi davanti al fatto compiuto: è fondamentale avere una nostra piattaforma di cambiamento istituzionale anche per rafforzare la trattativa legata alla legge di stabilità. Tutti i Comuni italiani possono dare un contributo al processo di cambiamento, partendo da se stessi».


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