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PESARO:settant’anni di Ratti. Ricci e Delle Noci: «Una bella storia pesarese»

Il riconoscimento della città all'azienda. Il sindaco: «Sfida vinta dimostra che città di provincia può non essere provinciale»

La storia del salotto buono è più che nota. Ma Silvana Ratti, per l’occasione, riavvolge il filo: «L’origine di tutto? Si deve a mio padre Pietro. Era il 1945: con mia madre Licia voleva fare qualcosa di grande». Settant’anni tra imprenditoria e intuito. Dal piccolo negozio all’atelier di riferimento. Nel mezzo le 12249677_642414465861184_8249450211704757072_nesclusive con le grandi griffe (Hermés, Chanel, Lanvin, solo per citarne qualcuno, ndr), gli anni del boom economico, la boutique bolognese. Il passaggio generazionale. E il legame mai interrotto con la città: «Mio padre era milanese. Ma ha sempre amato Pesaro». Ai giovani dice di non perdere la curiosità. E si commuove citando il marito e i figli. «Ma nei miei pensieri ci sono anche i dipendenti dell’azienda. Quelli di oggi come le persone del passato. E i pesaresi». Al suo fianco Matilde, predestinata al timone, «anche se i miei non mi hanno imposto mai nulla. La scelta è mia, ho seguito la passione. Pesaro? Ci stupisce, sa creare stimoli. Chi viene qua resta impressionato».
Paradigma. Gli avvenimenti, secondo Matteo Ricci, sono emblematici: «La famiglia Ratti ha investito sulla bellezza e sull’eleganza. Con l’apertura del primo negozio del Corso, nel Dopoguerra, ha mandato al territorio un messaggio di fiducia e speranza verso il futuro». Esperienza paradigmatica: «E’ la testimonianza che la città di provincia non deve essere provinciale». Approfondisce: «Essere di provincia è una virtù, ti porta a stare con i piedi per terra. Ma essere provinciali è una palla al piede, ti spinge a volare basso. L’azienda ha incarnato il concetto, catalizzando su Pesaro acquirenti nazionali e internazionali. Una sfida vinta: Ratti ha dato tanto, ha creduto nel Rof, ha dimostrato la vocazione della città». Sindaco che, sebbene autoironico («non sono un grande testimonial: c’è chi veste meglio e me lo fanno notare, migliorerò»), non rinuncia a tenere il punto su investimenti e arredo urbano: «Intorno alla bellezza culturale possiamo edificare un pezzo di economia, recuperando i punti persi sulla manifattura. Nel 2016 destineremo un milione e mezzo ai lavori nel centro storico, che renderemo più attraente. Ma ci sarà anche la riqualificazione del piazzale della Libertà. E proseguiremo l’intervento sui viale della Repubblica. Poi sistemeremo via Marconi e ristruttureremo il vecchio palas, infrastruttura fondamentale per la cultura». L’obiettivo, ribadisce consegnando la targa-simbolo, è «migliorare accoglienza e promozione. Con la capacità di comunicare: lo ha fatto anche Ratti».12301623_642414535861177_810965702421780422_n
In principio. Antonello Delle Noci – «il percorso della famiglia può essere un esempio anche per i giovani. Ratti rappresenta Pesaro, è una realtà costante nel tempo) – recupera la genesi: «Il giovane tenente dei bersaglieri (Pietro Ratti) era arrivato a Pesaro nel 1942, in licenza di convalescenza dopo una ferita al braccio sul fronte russo». Sulla spiaggia adocchiò quella ragazza col costume a bretelline (Licia), «fra le più allegre della compagnia. “Tu sei la donna che fa per me”, le disse improvvisamente un giorno alla stazione, dove tutto il gruppo era andato a salutare un amico che partiva. Tre giorni dopo andò a ordinare un vestito su misura da Erasmo Pezzodipane, rinomato sarto della città. E tra una chiacchiera e l’altra sulle stoffe e sui modelli gli chiese la mano della figlia». Sulle nuove generazioni: «Silvana ha sempre guardato avanti, verso il futuro, senza mollare mai. Matilde? Ha capacità e visione internazionale. Con lei c’è una squadra vincente di giovani». La festa sabato 28 novembre, suddivisa in due blocchi (alle 17 e alle 22), prima nel negozio e poi nel palazzo.


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