La grandezza del web, lo spettacolo della tv…dal 2009

Flórez cittadino onorario, Ricci: «Orgoglio e opportunità per la città della musica»

Il tenore: io uno di voi, da sempre pesarese

Ricci e Florez

Riceverà la pergamena nel grande concerto del 19 agosto, all’AdriaticArena. Ma Juan Diego Flórez interrompe ugualmente le prove de La donna del lago per raggiungere l’aula del consiglio comunale, che vota all’unanimità la delibera del sindaco Matteo Ricci per la sua cittadinanza onoraria. Il tenore nato a Lima si presenta accompagnato dalla moglie Julia, dal sovrintendente del Rof Gianfranco Mariotti e dal nuovo direttore artistico del Festival Ernesto Palacio. «Adesso è ufficiale, ma in realtà mi sono sempre sentito pesarese», le sue prime parole. Nota il sindaco: «Juan Diego è una star mondiale: all’estero è il nome di richiamo di ogni cartellone operistico, firma sessioni di autografi che durano ore. La cittadinanza è un riconoscimento al grande artista ma, per noi, anche un’opportunità: abbiamo puntato fortemente sulla musica e Rossini come strategia culturale ed economica. E siamo alla vigilia del 150esimo anniversario rossiniano, celebrazione nazionale. In più c’è la nostra candidatura al riconoscimento Unesco di ‘città della musica’: Flórez, che respira Pesaro da anni come un vero pesarese, sarà la punta di diamante della strategia. Siamo orgogliosi».

Ricci e Florez

Ricci e Florez

SCINTILLA – Del resto il rapporto tra il tenore e il Rof «è una storia d’amore lunga 20 anni – rimarca Mariotti -, assomiglia a una favola. Tutti sanno com’è iniziata: Juan Diego (all’epoca 23enne e scritturato per un ruolo marginale su Ricciardo e Zoraide, ndr) sostituì poi un collega più titolato, indisponibile (l’americano Bruce Ford nella parte principale di Corradino, in Matilde di Shabran, ndr). All’epoca era moro, riccio, con due lunghe basette. Il solo in grado di misurarsi con quella parte, che nessuno aveva mai studiato. All’audizione cantò con grande disinvoltura, capimmo che lui era il nostro uomo».
LEGAME – Nel mezzo 16 ritorni al Rof, con 22 partecipazioni complessive. «Il feeling è reciproco. Non ha mai dimenticato le sue origini artistiche. E noi non lo abbiamo mai considerato come gli altri. Inimitabile». Lui si dice onorato: «Ho trascorso qui ogni estate, dal ’96 ad oggi, cantando o meno. Ringrazio Pesaro e il Rof, mi hanno dato l’opportunità di essere chi sono ora artisticamente». Ricorda la combinazione di eventi che segnò l’ascesa: «Avevo studiato per una parte piccola, poi il tenore principale di Ricciardo e Zoraide un giorno arrivò in ritardo. Cantai la sua parte alle prove, mettendomi in mostra. E il direttore artistico dell’epoca, Luigi Ferrari, pensò a me per sostituire il tenore principale di Matilde di Shabran, che all’improvviso cancellò la sua partecipazione. Palacio mi sconsigliò, ma io ero smanioso, avevo voglia di provarci. Arrivò la proposta, mi presi la pausa pranzo per pensarci, al ristorante guardai le prime quattro pagine dello spartito: ero nervoso ma l’audizione con Zedda e Mariotti alla fine andò bene. Da lì è partito tutto. Grazie per considerarmi uno di voi: adesso devo parlare in dialetto. Qualche parola, però, la mastico già, grazie ai mie amici che giocano a calcetto…».


Leave a comment

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*