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PESARO, Confesercenti su centro storico: “Il progetto complessivo che ancora non c’è”

<Un progetto globale, che identifichi il centro storico di Pesaro e che guardi al futuro. Questo è quello di cui la nostra città ha bisogno, è ciò che contribuirà a salvare il commercio e, con esso, il senso di comunità>. Così Alessandro Ligurgo, responsabile sede Confesercenti Pesaro, interviene a proposito dell’annoso dibattito relativo al centro storico.

<E’ vero che – continua Ligurgo – la ripresa, per quanto annunciata, non sembra mai essere arrivata, ma la questione centro storico non può essere letta soltanto dal punto di vista economico, va analizzata dal punto di vista politico. Pesaro ha bisogno di un progetto a lungo (e, aggiungerei, lunghissimo) termine che identifichi in qualche modo il centro storico una volta per tutte e lo leghi alla zona mare. “La città della Musica”, “La città della Bicicletta”, “Terra di Piloti e Motori” sono progetti degni di nota, ma le enormi potenzialità di Pesaro vanno messe a sistema, devono essere integrate per garantire uno sviluppo adeguato. Come già detto anche le manifestazioni vanno bene, ma non bastano: la crisi non può essere sconfitta con interventi estemporanei>. Pesaro

<Una città – spiega Paolo Pagnini, presidente sede Confesercenti Pesaro – è un insieme d’individui che offrono e sfruttano servizi secondo un’idea condivisa di comunità. Quando la possibilità di accedere a questi servizi viene meno perché la disoccupazione dilaga oppure perché questi servizi vengono tagliati (secondo una spirale perversa), la comunità si disgrega inevitabilmente. Il centro storico di Pesaro arranca come meglio può (grazie, forse ai singoli commercianti che credono ancora nella qualità) cercando di districarsi nell’immobilismo economico e politico. E’ arrivato il momento di cambiare rotta e questo non può essere fatto con la politica del risparmio o con quella dei tagli ai servizi soprattutto sul territorio. La rotta si può cambiare soltanto costruendo un’idea di città nuova, l’idea di una città “globale” che offra servizi di qualità e sappia metterli in rete tra loro. La svolta deve essere politica, solo da questa potrà nascere di nuovo un meccanismo virtuoso di crescita>.


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