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Acconciatura ed estetica, in provincia di Pesaro e Urbino per la CNA 6 saloni su 10 sono a rischio di chiusura a causa dell’abusivismo

La denuncia della CNA, le imprese regolari schiacciate dalla concorrenza sleale e dall’abusivismo

La lunga crisi non ha risparmiato il settore dell’acconciatura, anche se rispetto ad altri comparti in linea di massima il benessere in generale ha resistito meglio di altri.

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I dati del settore ci dicono che in provincia di Pesaro e Urbino esistono circa 1.150 tra saloni di acconciatura e centri di estetica. Tuttavia su 10 acconciatori e saloni estetici almeno 6 rischiano la chiusura; 3 sopravvivono e solo 1 dichiara di essere in crescita. La media dei passaggi annui di un cliente nel salone di acconciatura è passata da 10 del 2007 a 5 nel 2016. Tutto questo è causato sicuramente da una diminuzione dei redditi e dei consumi in generale, ma soprattutto da un peso del fisco insopportabile e dalla piaga dell’abusivismo e di quello della concorrenza sleale. Una concorrenza che spesso applica tariffe ben al di sotto dei costi di gestione utilizzando prodotti di bassa qualità (se non in alcuni casi dannosi), che possono mettere a rischio la salute della clientela.

L’Osservatorio CNA ha dimostrato che almeno per i primi otto mesi un’impresa di questo settore lavora per pagare le tasse. Gli acconciatori, in particolare, soffrono il carico fiscale aggravato dall’aliquota IVA al 22% mentre in altri Paesi europei la diminuzione dell’imposta per questo settore (benessere sanità), ha portato occupazione e sviluppo.

 

In questo contesto l’abusivismo ha avuto una crescita importante. A livello nazionale si calcola che ci sia un abusivo per ogni acconciatore regolare con un giro d’affari sommerso di centinaia di milioni di euro di evasione. Un termine di paragone utile può essere uno studio recente che ha stimato una produzione di reddito del settore dell’acconciatura regolare intorno ai 7 miliardi di euro. Occorre quindi un intervento più incisivo delle Autorità competenti per eliminare un fenomeno che falsa la concorrenza tra le imprese e crea un danno all’economia del Paese.

 

Un appello che la CNA di Pesaro e Urbino rivolge anche agli organi di controllo del territorio.


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